PRECISAZIONE

Il blog raccoglie gli articoli che sono stati pubblicati in merito agli incidenti e presto cercheremo di raccolgiere quanto più materiale sia possibile per ricordare queste anime. Il blog NON GIUDICA IN ALCUN MODO CHI-COME e PERCHE'!

NON SCORDIAMOLI E SOPRATTUTTO DIAMO LORO UNA SECONDA VITA NEI NOSTRI RICORDI.

Con la speranza che siano, anche se già troppi, gli ultimi!!

mercoledì 13 marzo 2013

LUCA CIANFARANI

Archeologo, l'11 novembre 1991 perse la vita durante un immersione nelle acque del Velino, affluente del Nera e subaffluente del Tevere, le circostanze dell'incidente a noi sono ben note ma non possiamo riportarle in quanto nessun documento ufficiale riporta il tragico evento.

lunedì 31 dicembre 2012

COSIMO CASALINO

Si cala in acqua per disincagliare una fune, pescatore muore annegato

Si cala in acqua per disincagliare una rete, muore annegato

Cosimo Casalino aveva 29 anni. Si è calato in mare, nel porto, per liberare una rete da un'elica di un peschereccio ma, forse colto da malore, non è più riuscito a risalire. Sul posto la capitaneria di porto e i sanitari del 118

Si cala in acqua per disincagliare una fune, pescatore muore annegato

GALLIPOLI - Una tragedia sul fronte del porto. E una giovane vita persa in fondo al mare, in circostanze tutte ancora da chiarire. Una città dilaniata da dolore e stretta fraternamente intorno alla famiglia di un pescatore del posto. Nel tardo pomeriggio di oggi, nel porto di Gallipoli, succede l'irreparabile. Un giovane di soli 29 anni, Cosimo Casalino, detto Mino, è deceduto nel corso di un'immersione che secondo una prima ricostruzione dei fatti, avrebbe effettuato su richiesta dei membri dell'equipaggio di un peschereccio, per disincagliare una rete che avrebbe creato problemi alla barca, di rientro da una battuta di pesca, dato che la stessa sarebbe rimasta incastrata in un'elica. Secondo il racconto di alcuni testimoni invece non è escluso, che il giovane gallipolino si sia immerso nel fondale del porto per recuperare un "corpo morto" al quale ormeggiare la cima di prua di un moto barca.
Mimino Casalino, aitante e corpulento, era conosciuto nell'ambiente proprio perchè al di la della sua attività di pescatore era solito effettuare delle immersioni e delle operazioni in fondo al mare per disincagliare le reti o recuperare le cime dei pescherecci che stazionano lungo la banchina Ferrovia del porto gallipolino. Per lui un "lavoro" di supporto e di ausilio ai pescatori e agli armatori per guadagnare qualche soldo in più per portare a casa la giornata. Casalino, secondo i primi accertamenti, poco prima delle 18 era intento ad aggiustare alcune reti nel porticciolo del Canneto, quando è stato chiamato da alcuni pescatori di un peschereccio, per prestargli soccorso per il problema dovuto all'elica. Un'operazione, a quanto pare, in cui era particolarmente pratico.
Casalino ha quindi indossato la muta per calarsi in acqua e liberare la rete o la cima aggrovigliata. Oppure, secondo l'ulteriore ricostruzione, per recuperare il corpo morto sui fondali del porto, ad una profondità di almeno 7-8 metri. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto. Alcuni testimoni lo hanno visto calarsi e riemergere un paio di volte. Poi, nel tentativo di completare l'operazione, si è nuovamente calato sul fondo, ma non è più risalito, forse colto da un malore fatale. Non essendo più affiorato dopo oltre dieci minuti, è scattato l'allarme.
Gli uomini a bordo del peschereccio Sant'Antonio V (che secondo le prime ipotesi dovrebbe essere quello che ha chiesto l'intervento del giovane ormeggiatore) hanno capito subito che la situazione stava assumendo una piega inattesa. Almeno tre membri dell'equipaggio si sono gettati in mare per cercare di recuperare Mimino Casalino. Il corpo del giovane è stato recuperato sott'acqua, ma il personale del 118 prontamente allertato e giunto nell'area portuale non ha potuto far nulla per salvarlo, perchè l'ormeggiatore era già morto.
Nel contempo sul posto sono giunti i militari della vicina Capitaneria di porto, gli agenti del commissariato di polizia, i carabinieri e i sanitari del 118 che, come detto, hanno tentato di soccorrere il malcapitato una volta condotto sulla banchina dall'equipaggio della barca. Purtroppo, però, il massaggio cardiaco è risultato vano.
Non è ancora del tutto chiaro il motivo per cui il giovane non sia riuscito a riaffacciarsi in superficie: potrebbe essere rimasto bloccato da qualcosa, che gli ha reso impossibili i movimenti e, a quel punto, essere stato colto dal panico e, infine, da un malore. Saranno i successivi rilevamenti, comunque, a fare chiarezza sul drammatico episodio. La salma è stata trasportata presso la camera mortuaria dell'ospedale "Vito Fazzi" di Lecce, su disposizione del pubblico ministero di turno, Stefania Mininni.
Nell'area portuale lungo la banchina dove attraccano i pescherecci è stato da subito un via vai di gente e un pellegrinaggio intriso di dolore. Si odono il pianto a dirotto di parenti e amici più stretti del giovane pescatore, mentre con il calare delle tenebre nell'area del porto riflettono solo i lampeggianti dei mezzi delle forze dell'ordine.
Si cala in acqua per disincagliare una fune, pescatore muore annegato
Un notizia choc che ha bloccato tutte le manifestazioni di piazza e gli incontri già programmati per la campagna elettorale. Nelle sale della biblioteca di Sant'Angelo si è chiuso in anticipo il confronto organizzato dalle associazioni culturali e cittadine (il giovane faceva parte di una di esse, la Off Limits) con quattro dei cinque candidati sindaci che si sono presentati all'appuntamento. Annullate anche tutte le manifestazioni legate alla campagna elettorale e in particolare i comizi previsti in piazza Carducci. Un segno doveroso di rispetto per onorare la memoria del giovane gallipolino tragicamente scomparso.

FRANCESCO VEZZANI 9 Mesi dopo

Morte senza un perché da nove mesi

I genitori del tecnico subacqueo deceduto mentre lavorava a 38 anni attendono ancora i risultati dell’autopsia

SAN MINIATO. Tutte le mattine si ferma davanti a quella foto in salotto e la fissa per qualche minuto. Solo così può realizzare, ogni giorno, che il suo “bimbo” non c’è più. Il tecnico subacqueo Francesco Vezzani morì sul lavoro il 23 febbraio scorso nelle acque di Castiglioncello mentre stava effettuando delle opere di manutenzione ad un ondametro per conto della società “40 South Energy”. Sua madre Giovanna Luciana non l’ha potuto piangere nemmeno al funerale: era in ospedale, dopo essere stata colpita il giorno prima da un’ischemia causata dal dolore e dalla disperazione. Per la famiglia di Francesco, che negli ultimi anni si era trasferito da San Miniato a Castelfiorentino per andare ad abitare con la moglie Elisa, la tragedia di Punta Righini si rinnova quotidianamente. Anche perché è ancora contornata da numerosi punti oscuri. Troppi gli interrogativi irrisolti. Ancora tante le risposte che i genitori di Francesco aspettano da quella maledetta mattina di febbraio.
Con gli occhi gonfi di lacrime, ci ripetono più volte che a distanza di nove mesi dal tragico incidente non sono ancora riusciti a sapere di cosa è morto il loro figlio, se si è accorto di morire e se ha sofferto. Un infarto? Un’embolia? Un altro tipo di malore? Un eccesso di azoto nel sangue? Un decesso da annegamento per qualche problema o guasto alle attrezzature? Le domande rimbalzano nelle teste di Giovanna Luciana e Amadeo, senza però trovare punti di riferimento.
«Sono trascorsi ben nove mesi da quel giorno – ci spiegano i genitori di Francesco Vezzani – ma ancora non siamo riusciti a sapere alcunché rispetto ai risultati dell’autopsia che il magistrato ordinò sul corpo di nostro figlio. Il nostro avvocato, Sergio Martelli di San Romano, ha richiesto più volte se ci fossero novità alla procura di Livorno, ma è tutto fermo. Ma perché? Non riusciamo a comprendere i motivi. È tutto molto inspiegabile. Significa anche non aver rispetto del dolore di due poveri genitori che un giorno, all’improvviso, non hanno più visto il loro figlio tornare dal lavoro. Vogliamo sapere perché Francesco è morto. Pretendiamo di conoscere le cause del decesso, attraverso le quali sarà poi possibile ricostruire meglio la dinamica dell’incidente».
Il padre di Francesco è stato personalmente in procura a Livorno pochi giorni fa, ma gli hanno detto che non avevano documenti in più. «Me lo ricordo benissimo – racconta Amadeo –: subito dopo l’autopsia ci fu detto che per la perizia sulle attrezzature dovevano passare circa 60 giorni, mentre per i risultati dell’esame sul corpo bastava una ventina di giorni. Era il 30 aprile quando, in occasione di una mia visita in procura, mi fu detto che una prima perizia sulle attrezzature era stata redatta e che l’avrei potuta acquisire insieme a quella sull’autopsia. Ma di questa non si sa ancora nulla. Penso di essere nel pieno diritto di sapere per quale motivo mio figlio di 38 anni è morto improvvisamente e, soprattutto, se poteva essere salvato o soccorso in modo più efficace».
Mamma Giovanna Luciana si lascia andare a qualche sfogo, pienamente comprensibile. «In tutta questa storia – dice – ci sono tante cose che non quadrano. In quel periodo, Francesco lavorava troppo, erano in pochi a fare quelle operazioni e praticamente s’immergeva tutti i giorni, quando per legge avrebbe dovuto avere a disposizioni dei giorni di “fermo” per ripulirsi dall’azoto nel sangue. Inoltre, a fare quel tipo di lavoro erano solamente in due (nonostante le normative prevedano una terza persona). Infine – aggiunge – un giorno vorrò parlare perbene e in modo approfondito con il collega di Francesco, quello che poi ha tentato di soccorrerlo per primo. Voglio sapere da lui come sono andate esattamente le cose. Da quanto mi hanno raccontato dopo l’incidente, sembra che sia stato perso tempo prezioso, perché dopo aver sentito per radio mio figlio ansimare, la comunicazione si interruppe. A quel punto, però, colui che era in superficie, anziché tuffarsi immediatamente, si preoccupò di cambiare la batteria alla radio e di riprovare a mettersi in contatto. Ma Francesco erà già in fondo, morto».

FRANCESCO VEZZANI

Sub morto, il dolore della moglie: «Non è possibile»

Francesco Vezzani, 38 anni, è morto in mare mentre era al lavoro. Originario di San Miniato, viveva a Castelfiorentino. Sotto choc i familiari avvertiti di quello che era successo soltanto diverse ore dopo

CASTELFIORENTINO. L’altro pomeriggio Francesco Vezzani, 38 anni, era a casa della madre Giovanna sulle colline di San Miniato, dove il sub morto ieri mattina a largo delle coste di Castiglioncello, ha abitato fino al 2005. Prima di trasferirsi a Castelfiorentino dove vive con la moglie Elisa. Un pomeriggio in famiglia. L’ultimo. Perchè un tragico destino ha impedito a Francesco di tornare a casa.
Mentre il sub stava facendo alcune operazioni di manutenzione a una boa a largo di Punta Righini ha avuto un malore – questa la causa più probabile della tragedia – che gli è costato la vita.
Inutili i tentativi di un collega, Daniele Cappanera, 41 anni, di Livorno, di soccorrerlo. L'allarme è scattato intorno alle 10.30 quando al 113 è arrivata una telefonata concitata del sub livornese: «Il mio amico sta annegando, fate presto». E ieri alle 14.30 i familiari di Vezzani ancora non erano stati informati del grave lutto.
Hanno rischiato di apprendere la notizia dalla televisione o dai cronisti: il nome del povero Francesco si poteva leggere nelle notizie sul tragico incidente sul lavoro.
La madre, Giovanna Luciana, è nel giardino della villetta dove abita con la figlia Fabiana Simona. Non immagina neppure lontanamente che non potrà riabbracciare il figlio se non nella bara che lo restituirà ai parenti prima del funerale.
«È al lavoro – dice la madre della vittima non sapendo ancora quello che è successo – sono tre o quattro anni che lavora per un’azienda di Rosignano. Fa il sub, è la sua passione. Si occupa anche di installazioni per impianti ecologici. Ieri (l’altro giorno, ndr) era qui da noi, avreste potuto incontrarlo. La sua vita ormai è a Castelfiorentino con Elisa».
Ci accoglie al cancello. È in giardino, vicino a una siepe ben curata in un pomeriggio di sole. Uno scambio di poche parole, il nostro. Che termina appena ci rendiamo conto che il pensiero della donna è molto lontano dalla triste realtà. Poco dopo però la tragica notizia le viene comunicata e per lei, come per la moglie e gli altri familiari del giovane sub, inizia un incubo.
«Sto andando da mio marito a vedere cosa è successo – dirà poco dopo Elisa, che abbiamo raggiunto al telefono – cercate di capire il nostro dolore, non sappiamo neppure quello che è successo. Parleremo dopo, sono sconvolta, non riesco ancora a crederci».
Vezzani era originario di San Miniato dove è nato e dove ha abitato fino al 2005 in via Cafaggio sulle colline vicino a La Serra. In passato ha lavorato anche come operaio nel settore delle falegnamerie prima di riuscire a lavorare come sub. Un’attività a cui era molto attaccato e che affrontava con tutte le conoscenze e precauzioni necessarie.
Da ieri pomeriggio sia a Castelfiorentino che a San Miniato i familiari del sub morto sono nella disperazione. Hanno perso un figlio, si chiedono cosa possa essere successo. Sperano che almeno l’autopsia possa aiutarli a comprendere e che le indagini aiutino a capire cosa è realmente accaduto ieri mattina nel mare di Castiglioncello.
Anche se niente do tutto questo potrà cancellare la disperazione di chi ha perso una persona cara. La tragica notizia ha sconvolto i due paesi, dove Vezzani, che avrebbe compiuto 39 anni il prossimo 9 marzo, era molto conosciuto e stimato.

PAOLO COSTA

Muore durante immersione Paolo Costa, sub di troupe televisiva di Geo&Geo

Sub troupe tv muore in immersione
Sardegna, incidente durante le riprese

Paolo Costa, subacqueo di una troupe televisiva di Geo&Geo, è morto durante un’immersione nella sorgente carsica di Su Gologone, nel comune di Oliena (Nuoro). Per un altro sub, una donna, è stata allertata la camera iperbarica dell’ospedale de La Maddalena. L’incidente sarebbe avvenuto durante la fase di risalita quando i componenti della troupe, in tutto quattro persone, erano impegnati nella decompressione.
Costa e stava lavorando alla realizzazione di un servizio per la popolare trasmissione di Rai3 “Geo & Geo”. Costa, 60 anni, originario di Iglesias, era un medico appassionato di immersioni e riprese subacquee e lavorava come freelance. L’immersione è avvenuta a 107 metri di profondità.
Costa avrebbe avuto un malore, un infarto secondo i medici del 118, durante la risalita e sarebbe stato sostenuto dalla sua compagna di immersione Maria Masuri, 45 anni, di Dorgali. La donna, nel tentativo di aiutare il collega, ha abbreviato i propri tempi di decompressione, da qui la necessità per lei della camera iperbarica.
da TGCOM

GIORGIO TINAGLI

Isola D’Elba Giorgio Tinagli sub vigile del fuoco muore mentre fa rilievi su un relitto

Sub muore mentre fa rilievi su un relitto
La vittima è un vigile del fuoco
L’uomo, un 45enne di Campiglia Marittima, si era immerso per l’associazione di volontariato Explorer Team Chimera
Stava effettuando ricerche e rilievi attorno ad un relitto: si è sentito male ed  è morto. E’ successo all’Isola d’Elba.
La vittima è un subacqueo, un  vigile del fuoco del distaccamento di Piombino, Giorgio Tinagli,
45 anni. L’uomo, di Campiglia Marittima, si era immerso per l’associazione di volontariato Explorer Team Chimera.
Ha avuto un malore mentre era in mare in località Punta del Nasuto: non  è servito l’intervento dei soccorritori che lo hanno portato sul molo del porto di Marciana Marina.
da lanazione.it

domenica 30 dicembre 2012

CRISTIANO IELASI

Napoli

Morto durante immersione di verifica
Il titolare di una ditta incaricata di verifiche alla nuova condotta idrica di Capri, Cristiano Ielasi, 32
anni, di Ischia, è morto mentre si immergeva per raggiungere la profondità di 80 metri.
Ielasi, titolare della ditta «TecnoSub», con la propria imbarcazione attrezzata per le verifiche tecniche si
era recato a controllare lo stato della condotta sottomarina per incarico dell' associazione di imprese «Mantovani, Reserch e Codemar» di Bacoli, che stanno effettuando i lavori per la realizzazione del nuovo acquedotto sottomarino dell' isola.
L'acquedotto collega Punta Campanella con gli impianti di Capri, che si trovano alle spalle del porto turistico.
Nel pomeriggio di sabato, a circa 300 metri dalla costa e ad 80 metri di profondità il subacqueo - secondo quanto hanno raccontato i suoi colleghi - si era immerso dicendo che si sarebbe trattenuto in immersione per 10 minuti circa.
Abordo i compagni hanno controllato il risalire delle bolle d'aria emesse dal sub. Quando si sono accorti che a galla non ne risalivano più, preoccupati si sono immersi ed a circa 30 metri di profondità hanno avvistato Ielasi privo di sensi.
Immediatamente lo hanno riportato in superficIe per prestargli i primi soccorsi. Ielasi a bordo di un gommone è stato trasportato nel porto commerciale di Capri, dove sulla spiaggetta diMarina Grande un medico che si trovava in zona gli ha prestato i primi soccorsi in attesa dell' ambulanza che era stata chiamata dalla Capitaneria di Porto.
Il sub è giunto esanime all' ospedale Capilupi, dove i sanitari hanno tentato invano la riamimazione.